Il tappeto persiano non è solo un bellissimo complemento d’arredo, o un elemento di design annodato a mano per dare calore e personalità. Dietro ogni singolo tappeto si nasconde una storia lunga secoli, e usi e costumi antichissimi dal luogo in cui il tappeto è stato intrecciato.
Di solito, si tende a parlare di “tappeti orientali” e “tappeti persiani” facendo rientrare in questa categoria tappeti kazak caucasici, tappeti uzbechi, afghani, turchi, cinesi e russi, i tappeti indiani. Solo in ultima i tappeti persiani veri e propri, ovvero quelli provenienti oggi dall’Iran, erede delle grandi manifatture degli antichi tappeti persiani del passato. L’impero persiano riuniva infatti moltissimi stati, con etnie e tribù appartenenti a città o regioni diverse, che annodano tappeti secondo stili e disegni caratteristici. E solo alcuni provengono oggi dall’area anticamente sotto l’influenza e il dominio persiano.
Alcune tipologie di tappeti orientali dall’antica Persia
Tappeti caucasici
Le manifatture caucasiche dei tappeti sono molto antiche, e risalgono alle regioni Karabach, Sjirvan, Kuba e Dagestan tra il Volga e l’Aras, il Mar Nero e il Caspio, da cui prendono il nome. Un caso diverso sono i famosissimi tappeti Kazak, che non corrispondono a una popolazione o una località specifica. Rappresentano una vasta produzione di tappeti annodata tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento, generalmente di dimensioni piccole (200×150 cm e 220×260 cm), che deriva dal termine “cosacco”, un gruppo di nomadi tartari.
I tappeti caucasici antichi e originali risentono di queste origini. Erano infatti di lana, dai colori naturali e vegetali brillanti e vivaci, filata a mano per essere particolarmente morbida, lucente e resistente. Annodati su telaio orizzontale con nodo turco asimmetrico, ricreavano motivi delicati geometrici e floreali. figure di animali e mostri stilizzati su tre assi.
Tutto cambia con i tappeti più recenti, indicativamente dopo il 1925. L’ordito diventa di cotone, e i colori sintetici, semplificando i motivi e la loro ricercatezza, pur permanendo una buona resistenza. I tappeti “moderni” più comuni restano quindi oggi i Derbent, Mikrach, Gendje, Erivan, Sjirvan e Akhty. Insieme ai Kazak, oggi realizzati in Pakistan con un vello piuttosto corto e motivi ispirati ai tappeti caucasici, ricorrendo ancora a tinte naturali.
Tappeti turchi
I tappeti provenienti dalla Turchia (o Anatolia), hanno una lunghissima tradizione ricca di storia. I primi risalgono addirittura al XIII secolo, nella città di Konya, per molto tempo fulcro delle manifatture turche dei tappeti annodati. I primi tappeti hanno subito una forte influenza greca, che nell’antichità rappresentava la principale fonte di ispirazione per la produzione dei tappeti. Si caratterizza quindi per esemplari più grezzi in lana, cotone e seta, realizzati con il nodo Ghiordes inventato in queste zone (detto anche Turkbaff, “nodo turco”).
Con il tempo, la manifattura si è evoluta: i tappeti realizzati tra il XVI e il XVII secolo hanno un valore pari a quelli persiani. I motivi decorativi sono legati all’arte sacra, riprendendo le decorazioni delle nicchie di preghiera miḥrāb, e motivi geometrici, perché uomini e animali non possono essere rappresentati, secondo le prescrizioni del Corano.
Si tratta comunque di alcuni tra i tappeti annodati a mano più belli al mondo. Dai semplici, coloratissimi Kilim dell’Anatolia (da non confondere con quelli del Caucaso e quelli più propriamente “persiani” dall’Afghanistan), e quelli in seta pregiata provenienti città costiera turca Hereke, un tempo luogo della Manifattura Imperiale dell’impero Ottomano, a quelli dai colori più tenui provenienti dalla città di Usak, che dà a sua volta il nome ai tappeti che lì vengono prodotti.
I tappeti Ushak moderni, invece, sono sempre più frequentemente prodotti con il cotone, anziché la lana, sia per la trama che per l’ordito. In tutta la Turchia rimangono oggi solo poche produzioni pregiate di tappeti annodati a mano, con lane filate e tinte vegetali.
Tappeti uzbeki
Il tappeto uzbeko, o Uzbek, ha origini antiche e simboliche, in quanto rappresenta un simbolo di ricchezza e prosperità. Un detto popolare recita “la casa inizia dove si diffonde un tappeto”, per questo rientra nei regali di nozze fatti ai giovani. L’arte del tappeto è stata avvantaggiata dalla presenza di pecore e cammelli, anche se si tratta di manifatture meno pregiate, con pelo rasato alto, spesso composte da strisce cucite insieme. Oggi, i tappeti Uzbek vengono realizzati principalmente in Afghanistan, mantenendo i tradizionali disegni geometrici a campo aperto.
Ogni regione aveva i propri metodi di tessitura tramandati nei villaggi, che possono variare per motivo decorativo, tecnica, spessore del tappeto o composizione. Si distinguono però generalmente tappeti gilam, molto sottili, di colore rosso-bruno, con forme geometriche semplici anche in altri colori, blu e gialli tra tutti. I tappeti julkhiris sono invece a pelo alto, morbido ma leggero e con un effetto “peloso” dato dal filato spesso e ruvido, una composizione con più motivi geometrici moltiplicati, spesso in fasce cucite tra loro. Ciò che li accomuna è comunque il disegno geometrico, e l’uso di lane ritorte a mano con colori accesi, ma sapientemente accostati tra loro.
Un tappeto molto particolare e conosciuto è invece il Bukhara. Prende il nome dall’antichissima città uzbeka non perché siano legati al territorio, ma per l’importanza storica e culturale che la città aveva nel medioevo, quando i tappeti hanno cominciato ad arrivare in Europa dall’Oriente al seguito delle crociate. I tappeti Bukhara, infatti, non indicano solo quelli prodotti in Uzbekistan, ma anche in Russia e nel confinante Turkmenistan, un tempo ugualmente controllato dai persiani e poi dai mongoli. Di questi, riprendono gli stemmi tribali Tamgha, che decorano tappeti generalmente rossi a disegno perpetuo e trama doppia con nodo simmetrico.
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